Alma Salvatore
Personaggi
SALVATORE ALMA
Niscemi 26 gennaio 1853 - 23 ottobre 1929
Perduto il padre nel 1868, la famiglia rimase sul lastrico ed egli resta abbandonato a se stesso fra stenti e privazioni. Per vivere fu costretto ad eseguire lavori di copista presso i notai, la cancelleria della pretura e la segreteria del comune. Domenico Iudica lo incoraggia, lo indirizza allo studio e in sei mesi di preparazione privata riuscì a frequentare la scuola e a conseguire nel 1877 il diploma di perito agrimensore. Per interessamento di Antonino Malerba, a cui era legato da profonda stima ed amicizia, ottenne nel 1878 il posto di assistente straordinario all'ufficio tecnico provinciale di Caltanissetta, ma per un frainteso col personale dell'ufficio nel 1886 venne licenziato dalla deputazione provinciale, dopo otto anni di servizio. Avendo preso l'appalto dei lavori di costruzione del ponte Besaro sull'Imera meridionale, trascurò la professione e poiché l'impresa non ebbe esito favorevole fu costretto a ritornare a Niscemi e ad esercitare la libera professione, certamente poco redditizia. Quando il comune di Niscemi deliberò di partecipare all'Esposizione generale italiana di Torino del 1884, gli affidò il delicato incarico di portare all'esposizione e di fare conoscere i prodotti agricoli caratteristici del nostro paese presentandoli alle autorità e ai visitatori con singole monografie pubblicate a spese dell'amministrazione comunale. Venne eletto consigliere comunale in diverse legislature, nel 1890, 1894, 1897, partecipando attivamente alla vita amministrativa e portando il suo contributo di persona fattiva e competente al dibattito e alla soluzione dei problemi cittadini, fra cui in particolare quello, ancora molto sentito, riguardante la quotizzazione e l'assegnazione ai contadini delle terre demaniali comunali ex feudali. Per l'occasione scrisse e pubblicò diversi studi, criticando, confutando e, quando lo riteneva giusto, accogliendo le argomentazioni e le proposte di Tommaso Masaracchio, il più preparato e competente allora in quella difficile materia.
Egli suggeriva, in definitiva, di mantenere l'integrità dei boschi sia per ragioni igieniche sia per ragioni finanziarie, riteneva che nessun beneficio al momento poteva trarre la popolazione dalla loro quotizzazione, la quale gode fra l'altro da sempre del diritto di legnare, pascolare gli animali e cavare pietra. Se si voleva necessariamente dividerli, egli suggeriva che la superficie delle quote non doveva essere superiore ad un ettaro, tutte uguali per valore intrinseco o capitale terra. Per avere un'entrata certa, conseguì da autodidatta nel 1897 a Piazza Armerina la patente di maestro elementare del grado superiore e vinse nel 1904 il concorso per soli titoli di insegnante elementare nelle scuole di Niscemi.
A partire da quell'anno si dedicò soltanto all'insegnamento scolastico fino alla sua collocazione a riposo avvenuta nel 1927, trascurando inspiegabilmente ogni sua ulteriore attività culturale e pubblicistica. Nel 1925, invitato dal Circolo magistrale didattico di Niscemi a tenere diverse conferenze sulla storia, sull'economia e sull'agricoltura del nostro paese, venne ascoltato con attenzione ed interesse dagli intervenuti. Delle sue opere merita di essere ricordato il volumetto: Sulle orme della civiltà gelese, pubblicato nel 1885, anche se raccoglie soltanto note ed appunti su Gela, Terranova e il territorio che gravita attorno alla pianura del Gela. Egli prendeva nota dei luoghi più importanti in cui esercitava il suo lavoro di assistente straordinario alla provincia, dei ritrovamenti occasionali che venivano alla luce in campagna durante l'esecuzione dei lavori agricoli, e li registrava puntualmente con amore e passione. In seguito decise di ordinare e di pubblicare gli appunti per evitare che tante belle notizie rimanessero ignorate, anche perché ai suoi tempi nessuno aveva avuto la passione di effettuare ricerche sul territorio e di illustrarle.continua